La vibrazione di un cellulare mi sveglia di soprassalto!
Accendo immediatamente la luce e prendo in mano il “telefono metropolitano”, è
lui che ha vibrato. Un altro messaggio. Che faccio, lo leggo? Non ho ancora
finito il pensiero che lo sto già leggendo.
“Sono venuti a prenderti,
scappa!”
Il cuore mi schizza in gola e
altrettanto velocemente schizzo in piedi, mi rivesto come ieri sera, prendo i telefoni, la tessera, la mia
borsa e mi avvicino alla porta.
Un attimo, prendo fiato. Vado
subito dalla polizia, ho troppa paura. Apro la porta della camera e scruto il
corridoio sporgendo solo la testa. Non c’è nessuno, vado. Chiudo la porta alle
mie spalle e mi dirigo verso l’ascensore. Che fortuna, sta salendo e non dovrò
aspettarlo un’eternità. Suona il campanello dell’arrivo al piano mentre mi
trovo a circa sei sette metri dalle porte che si aprono. Accelero il passo, ma
in ascensore compaiono due uomini.
«Ferma!» urla uno dei due estraendo qualcosa
dalla giacca. Giusto il tempo di sgranare gli occhi e comincio a correre nella
direzione opposta verso l’uscita di emergenza in fondo al corridoio.Uno squillo, un messaggio al cellulare, la paura... fuggiasca!